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Canada: l’anonimato sul web è un diritto.

03/07/2014
Polimeni Legal

“Un certo grado di anonimato e’ consono a molte attivita’ che vengono fatte su Internet e l’anomimato potrebbe, quindi, essere considerato nell’insieme delle circostanze, essere un fondamento del diritto nell’ambito della vita privata per la protezione costituzionale contro le ricerche, le perquisizioni e i rilevamenti abusivi” così il giudice Thomas Cromwell della Corte Suprema del Canada si è espresso sull’acquisizione di informazioni personali da parte delle forze dell’ordine.

L’anonimato sul web è un diritto e la polizia, per richiedere delle informazioni a dei fornitori sui loro clienti, dev’essere in possesso di un mandato giudiziario. Senza queste prerogative le forze dell’ordine non possono avere informazioni perché questa attività è giudicata al pari di una ricerca o una perquisizione. E’ quindi fondamentale, per i giudici della più alta Corte del Paese, “tener conto del ruolo dell’anonimato nell’ambito della protezione dei diritti in materia di vita privata su Internet”.

Questa sentenza giunge in un momento delicato in cui il Parlamento federale analizza un progetto di legge che chiede di conferire alla polizia maggiore libertà d’azione per vigilare su Internet. Tutto nasce dalla vicenda di una canadese condannato nel 2007 per aver scaricato materiale pedo-pornografico. La polizia, una volta individuato l’Id dell’accusato, aveva richiesto al fornitore di accesso ad Internet Shaw Communications tutti i dati riguardanti la persona per individuarla e procedere ad una perquisizione domiciliare.

La difesa ha fatto leva sulla privacy dell’accusato, dato che, insieme all’incontestabile materiale pedo-pornografico, sarebbero emersi dei dettagli intimi sulla sua vita privata.

La Corte Suprema, quindi, ha rovesciato la sentenza del Tribunale di prima istanza e della Corte d’Appello che sottolineava come la richiesta delle informazione non poteva essere considerata una perquisizione. Il più alto tribunale, in merito al materiale pedofilo trovato all’accusato ha confermato la colpevolezza e ha ordinato un nuovo processo sulla circolazione in Internet di materiale pedo-pornografico.

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